06 agosto 2008
E’ stato un onore poter “guidare” una Farfallina come lei (Farfallina è infatti il nome clauno di Entjola, detta Ola), che anziché seguirmi o affiancarmi, è stata lì, delicatamente posata sulla mia spalla, come uno spiritello benevolo. E’ stata fondamentale, la sua presenza, quando nel reparto di pediatria siamo entrati nella camera dove stava un bimbo albanese, la cui mamma parlava poche parole d’italiano. Io, che in albanese non so dire manco “buongiorno”, avrei avuto poche possibilità di incoraggiare quella donna, il cui figlio aveva subito un incidente (fortunatamente non grave) e che appariva smarrita, preoccupata, in ansia per la bambina più grande, lasciata a casa e in imbarazzo, per la difficoltà di comunicare con le persone. Solo chi è stato straniero (e non turista…) può forse capire il cuore di persone così. Ecco che arriva Ola e tutto diventa possibile, Ola è albanese, ma soprattutto ha un cuore e una grazia fuori dal comune. Con voce calma, con toni bassi – quasi sussurrati – ha a lungo parlato con la sua connazionale, mentre io “giocavo” e facevo sorridere il bambino. Ola ha incoraggiato e rasserenato quella donna, che quando siamo usciti dalla camera aveva una gratitudine immane dipinta sul volto. Evviva Ola!
E in Dialisi? Come si sarebbe rapportata ai pazienti questa giovanissima fata? Io non avevo dubbi: sarebbe stata brava anche lì. Infatti, con un’autonomia che non s’insegna, Farfallina ha svolazzato da un letto all’altro e non so di quante cose ha parlato e fatto parlare i pazienti, ma io la osservavo e mi commuovevo e – ve lo giuro – sarei rimasto per ore lì in un angolo a guardarla, per imparare a fare meglio questo mio lavoro.
Evviva Ola!
Formag
L’avevo visto una sola volta alla riunione di maggio e temevo di confonderlo con un altro… mi aveva detto che ci vedevamo al parcheggio grande e che era con la sua kangoo gialla. Sono entrata nel parcheggio e guardavo come un’idiota tutti quelli che venivano o scendevano dalle macchine e alla fine mi sono decisa di mettermi il camice e cosi è stato Formaggino stesso a riconoscermi e chiamarmi. Che sollievo! Perché davvero mi stavano venendo in mente tutte quelle cose…
All’inizio siamo entrati nella sala prelievi dove non c’era quasi nessuno e Formaggino scherzava un po’ con tutti facendoli ridere. Poi siamo andati in pediatria dove c’era soltanto un bambino albanese che Formaggino ha riempito di palloncini di varie forme in modo che alla fine portasse uno alla sorella (niente da fare: Oltion li apprezzava tanto che… niente alla sorella!!).Durante tutto il tempo nei corridori abbiamo chiacchierato di tante cose e sentirle da lui era come se te li diceva un santo (io non conoscevo Formaggino e quel giorno nel mio primo incontro mi sembrava come se lo conoscessi da una vita e ora che è passato una settimana ricordo tutto come se mi fosse accaduto ieri). Alla fine siamo andati in dialisi dove abbiamo incontrato molte persone, alcune delle quali le conoscevo dal mio primo turno, la signora Lina di cui Formaggino mi aveva parlato mentre salivamo le scale, il sig. Giorgio con cui ho parlato un po’ come sempre della sua vita molto pesante e delle sue sofferenze; il signore “delle critiche alla storia” (non ricordo il suo nome) e mi ha parlato anche di Giulio Cesare e altri personaggi della storia, mentre dall’altra parte sentivo le battute di Formaggino e le risate degli altri; poi un’altra signora che mi ha parlato delle sue badanti, della famiglia e del suo bel passato.
E’ stato il mio secondo turno ma è stato molto diverso e altrettanto bello e indimenticabile quanto il primo. La cosa più bella e stata la lunga chiacchierata con Formaggino mentre mi portava a casa. Ringrazio ancora Formaggino di tutto.
Farfallina (Ola)