16 Febbraio

Pubblicato da Radic il

Che bello, trovarsi di nuovo dopo un turno in ospedale a scrivere le proprie riflessioni su una pagina bianca!!
La prima cosa che voglio dire è quanto sia bella questa sensazione che c’ho ora addosso, perché ogni volta che torno a fare il clown in ospedale cambiano le persone che sono ricoverate e cambio io, però quando quelle 4 ore finiscono è sempre lo stesso: mi sento carica! Camminando per la strada per tornare a casa sono pronta ad affrontare problemi con una forza nuova, mi scopro a sorridere e salutare tutti quelli che incrociano il mio sguardo, divertendomi quando gli occhi di queste persone all’inizio formano un piccolo punto di domanda (Starà sorridendo a me, ‘sta qui? Che vuole? La conosco?) e poi si illuminano. Ed anche se non sono vestita da clown (o meglio, lo sono ma sopra c’ho la tuta e quindi non si vede!) ed anche se loro non sanno come ho passato la mattinata, percepiscono un po’ di questa mia energia e sono un pochino più contenti anche loro (o almeno così mi piace pensare)…

Vabbè, detto ciò partiamo da me e Nuvola nel parcheggio che ci congeliamo un po’ prima di entrare in ospedale mentre lui effettua uno dei suoi interminabili cambi di camice… Giusto il tempo di riscaldarsi un po’ camminando verso la pediatria e… via! Si comincia!

Anche oggi il reparto era pieno, a quanto pare le broncopolmoniti sono proprio di moda in questo periodo dell’anno! Il primo bimbo che abbiamo incontrato era un bellissimo ometto proveniente dalle filippine di circa sei mesi, ricoverato per broncopolmonite (o bronchite, non ricordo, cmq giù di lì…). Questo bimbo era calmissimo ed ha sfoderato numerosissimi sorrisoni sia a Nuvola che a me mentre chiacchieravamo con la sua mamma. Abbiamo regalato a lui un palloncino-cane e a lei un porta-foto dell’ Alcas e poi via, verso la prossima stanza!
Qui c’era il pienone: quattro mamme e ben cinque bebè!! (cinque perché c’erano due gemelline nate a 34 settimane che erano due esserini veramente minuscoli). Più il medico ed un paio di infermiere. Mentre questi ultimi facevano le loro visite io e Nuvola abbiamo cominciato a fare conoscenza con le mamme e i picciottelli, e tutti erano più o meno tranquilli. Distribuiti anche qui palloncini-fiori a tutte le mamme e porta-foto dei nostri fantastici sponsor a tutti i bimbi siamo passati oltre.
Nel corridoio abbiamo incontrato un’altra coppia di genitori con un piccolino di una ventina di giorni che aveva la bronchite (ma stava rispondendo bene ai medicinali) ed un fratellino geloso che lo aspettava a casa. Lasciato un palloncino per questo fratellino geloso ed un porta foto per tutti e due, siamo passati alla camera successiva, dove c’erano una famiglia con la mamma un po’ demoralizzata perché il suo bimbo non voleva prendere il latte quindi loro erano obbligati a farglielo bere, spruzzandoglielo in gola, e con un babbo molto disponibile che si è prestato felicemente alle chiacchiere e ai giochi di magia di Nuvola, più un’altra signora con la sua bambina appena nata. Abbiamo ritrovato anche qui il medico e le infermiere, sembrava ci perseguitassimo a vicenda!
Quando il dottore ha finto di rapirmi e mi ha scherzosamente portata fuori dalla stanza dicendo a Nuvola che andava ad insegnarmi un po’ di pediatria (io non mi sarei affatto lamentata!) ho visto che nella stanza davanti a quella dove eravamo c’era una bimba di più o meno 5 anni che piangeva disperata. Allora sono andata a vedere che cosa stesse succedendo e le stavano facendo una specie di esame con uno di quei cosini che si mettono al dito e lei era molto spaventata. Allora mi sono avvicinata e le ho fatto un palloncino, lei si è rasserenata per un po’ di tempo, ma poi ha ripreso a piangere, interrompendosi ogni tanto per vedere che cosa facevo io (il palloncino). Avrei voluto fare qualcosa di più per questa bambina, però non penso che sarebbe stato possibile: l’esame era già incominciato male e quasi finito, la mamma era infastidita (non so da cosa, ma anche con la figlia era un po’ brusca e poco disponibile) e la bambina ormai terrorizzata… Io non ho quasi fatto in tempo a darle il palloncino che l’esame era finito ed i suoi genitori (il babbo è apparso magicamente appena la mamma ha trascinato la bimba in corridoio) la portavano nella sala d’attesa. Insomma, sparita questa piccolina ho ritrovato Nuvola e ci siamo avviati verso l’ultima stanza di pediatria, dove abbiamo trovato due genitori e un’altra coppia di gemelli ricoverati per bronchite, questi però avevano 6 mesi ed erano tutt’altro che esserini minuscoli! Abbiamo parlato soprattutto con la madre, che è un’infermiera lì all’ospedale nel reparto di rianimazione, mentre il padre provava a far calmare il più agitato dei due bambini. Lui mi è sembrato leggermente distaccato, ha fatto diversi commenti sul fatto che avrebbe preferito un figlio solo piuttosto che due (contando che hanno già un’altra bambina di 6 anni) però alla fine può darsi fosse solo il fatto che era stanchissimo e forse un po’ sfavato! (Nota di Nuvola: penso che non dormisse da svariati giorni e doveva anche andare a lavoro per cui aveva ragione d’essere stanco) la mamma invece ci ha espresso le sue preoccupazioni sull’avere due gemelli: il fatto che la presenza di un’altra persona che ti è identica possa essere strano, insomma, avere qualcuno di UGUALE a te sempre in giro.. per non parlare degli scherzi che i suoi due ometti le giocheranno sicuramente. già si disperava, povera donna, pensando quando uno dei due gemelli avrà la fidanzata, immaginandosi che se la scambieranno sicuramente, oppure ragionando sugli sgami che i due potranno mettere in atto con i professori a scuola per scampare le interrogazioni invertendosi di posto… insomma, noi l’abbiamo rincuorata, perché alla fine anche se i suoi due gemelli sono identici nell’aspetto non vuol dire che lo siano di carattere, e una volta che cresceranno (basta pochissimo) sarà facile distinguerli. Inoltre è da riportare la proposta della loro figlia maggiore, di 6 anni, che per renderli diversi si è offerta di fare un taglio di capelli a spazzola ad uno dei due mentre l’altro avrebbe portato i capelli lunghi… ora, dico io, questi bimbi hanno 6 mesi, eh! aaaah che tipa dev’essere ‘sta bambina! (Nota di Nuvola: io ho invece suggerito di tagliare un pezzetto di orecchio a uno dei due, almeno non ricresce come i capelli che bisogna sempre stargli dietro….ovviamente scherzo!) A questo abbiamo deciso di dirigerci in dialisi perché era già metà mattinata. Usciti dalla pediatria ci troviamo davanti ad un uomo (con sua moglie) che aveva il padre in rianimazione; Nuvola lo ha un po’ rincuorato con parole toccanti, che io spero lui abbia ascoltato. Alla fine in queste situazioni c’è poco da dire perché se una persona è in bilico tra la vita e la morte, senza dubbio chi le vuole bene sta male.. però io spero comunque che questo signore abbia ascoltato quello che Nuvola gli ha detto senza sottovalutarlo perché aveva un naso rosso in faccia (anche se non credo sia questo il caso)… Io non lo so se le parole di Nuvola gli sono servite a qualcosa, a me sono servite a capire quanto è importante sapersi relazionare giustamente a chi ti sta davanti. Ovvero, se uno da questo ragazzo, che potrebbe perdere il padre da un momento all’altro, ci fosse andato saltellando e ridendo sarebbe stato mandato a cagare e ciao, se invece ci fosse andato facendo il serioso e mettendosi a sparare frasi a caso probabilmente lui si sarebbe chiuso in se stesso e non si otteneva niente. Invece così, con la coscienza che c’è qualcosa di estremamente doloroso che questo signore sta provando, senza provare a nasconderlo perché sarebbe sciocco, forse abbiamo (o meglio, Nuvola ha) potuto aiutare questa persone che soffriva per il padre, semplicemente con un buon consiglio su come poter affrontare la cosa.
Mentre ascoltavo quello che Nuvola diceva mi è tornato alla mente un libro di Pennac, dove il protagonista, Kamo, entra in coma ed i suoi amici per tenerlo in vita non smettono mai di pensare a lui. Fanno i turni per pensare a Kamo giorno e notte e appena uno si addormenta durante il suo turno, Kamo peggiora improvvisamente perché l’amore degli altri, in particolar modo di genitori-figli-amici, è una forza sconvolgente che può essere avvertita e che come diceva Nuvola può passare attraverso una porta di ferro anche quando a noi non è permesso.
Insomma, a questo punto ci siamo diretti in dialisi e sulle scale un bambino simpaticissimo ci ha intravisti e… “PAGLIACCI!” ha urlato, chiamandoci.. ahahah! Insomma, questo bimbo era veramente buffissimo, tutto serioso e compiaciuto, accompagnava mamma e babbo ad una visita per la sorellina che dovrebbe nascere tra una decina di giorni ed ha volenterosamente offerto il suo aiuto per cambiare, in futuro, i pannolini alla sorella e per altre faccende in casa (e sarà stato alto come un puffo!).
Anche in dialisi è andato tutto bene, abbiamo chiacchierato un po’ con tutti. Nella prima stanza c’è stata una discussione sul rito (con citazione dell’adorato piccolo principe che addomestica la volpe), nelle altre invece abbiamo scoperto che domani il ragazzo di 17 anni che non mi ricordo come si chiama non sarà più un ragazzo di 17 anni ma sarà un ragazzo di 18 anni quindi era, ovviamente, contentissimo all’idea di essere finalmente maggiorenne. Poi una parola qui con qualcuno e là con qualcun altro si è fatta l’ora di andare via… In dialisi c’è un clima bello, quasi tutti sono contenti se ci vedono arrivare (e le battute sulle mille ragazze di Nuvola, che ne cambia una a volta, non mancano mai). Nota di Nuvola: detto fra noi io non cambio ragazze ogni volta ma sono loro che sopportandomi poco fanno a turno tipo assistenza sociale. L’unica cosa che mi è un po’ dispiaciuta di oggi, ripensandoci adesso, è che non sono riuscita a chiacchierare con tutti; l’altra volta avevo dedicato un po’ del mio tempo ad ognuno dei pazienti mentre oggi no. Comunque sono contenta lo stesso perché anche se non ho parlato individualmente con ciascuno, anche chi non interagiva attivamente ascoltava e si divertiva…

Insomma, ora basta, sono stanchissima (ma caricaaaa!) e c’ho messo un’ora a scrivere questo report e mi pare che sia già troppo lungo quindi la faccio finita. Però le cose da dire erano tante… anzi, ce n’è ancora una: GRAZIE a Nuvola e Formaggino che hanno reso possibile tutto questo, e grazie a tutti i clown, che rendono questo progetto così bello e pieno di vita!

Lucilla

Nota conclusiva di Nuvola: non aggiungo niente poiché i vostri report son già belli di suo e io non potrei che peggiorarli anche se in qua e in la ci provo lo stesso. Ciao a tutti.

Nuvola


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